Educazione ecologica e ambientale

Scuole

I giochi della tradizione

La Legambiente Messina si è, impegnata sin dal suo nascere, in azioni volontarie volte a promuovere un’educazione legata profondamente al territorio in una visione ecologica dell’ambiente.

La riscoperta dei “giochi dimenticati” desidera essere una delle proposte per una dimensione ludica sostenibile che invita e sollecita, le scuole (e non solo) a sperimentare la bellezza delle relazioni nella gratuità del gioco allo stato “puro” attraverso progetti ambientali e educativi con ampi orizzonti di cambiamento rispetto agli stili di vita odierna. Le emozioni dell’incontro, del mettersi alla prova col proprio corpo in situazioni inusuali, della riscoperta di un gioco “di strada” realizzato con materiali poveri, ma, soprattutto, il sentimento di appartenenza al territorio vissuto come bene e spazio pubblico da amare, rispettare e condividere sono gli  ingredienti della nostra proposta . Il gioco in piazza costituisce ancora, per noi, uno dei luoghi vivi e vitali (e non un “non luogo”) per sperimentare tuto ciò: un piccolo passo, un umile “gioco” che, se perpetuato nel tempo, potrebbe, insieme ad altre azioni di educazione ecologica e ambientale far crescere le giovani generazioni nel rispetto dell’ambiente e della Terra.


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Il ritorno ai cicli naturali 

Nell’ambito della sua decennale attività di educazione ambientale, il Circolo Legambiente Messina propone degli incontri di Educazione Ambientale  rivolti agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Gli argomenti si svolgono su vari livelli e in modo multimediale. Le prime immagini  rappresentano gli elementi naturali primordiali: Terra, Aria, Acqua e Fuoco, che successivamente insieme formano un “sottosistema”: il ciclo chiuso dell’acqua che si perpetua nel tempo, come introduzione al più vasto Ecosistema. Qui emergono anche alcuni semplici concetti di fisica: l’energia solare (il fuoco) come motore dei processi naturali e fattore di scambio del ciclo con l’esterno, l’evaporazione, il raffreddamento, le precipitazione per gravità, la conservazione dell’energia in gioco.
Quindi con l’ausilio di immagini e strumenti si evidenzia l’analogia fra il ciclo naturale del carbonio dove grazie alla sintesi clorofilliana, l’energia solare si conserva sotto forma di vegetali e alimenti, e quello tecnologico in cui l’energia solare si trasforma in elettricità per l’illuminazione e l’alimentazione delle tante apparecchiature costruite dall’uomo. L’energia elettrica si può anche conservare per mezzo delle pile, degli accumulatori, dell’idrogeno, etc.  Alla fine il ciclo del carbonio e quello dell’elettricità, esaurita la loro funzione, si chiudono con il ritorno degli elementi alla Ecosfera e il ritorno (irradiazione) dell’energia nello spazio, perché in natura nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Principio che vale anche per i rifiuti prodotti dalle attività umane, che vanno in discarica e  per quelli che vengono bruciati nei termovalorizzatori, dove vanno perduti sia la materia prima che gran parte dell’energia di tutta la filiera che ha portato alla realizzazione degli oggetti o alla produzione degli alimenti, trasporti compresi (insostenibilità economica). Ma con la combustione dei rifiuti, come dei combustibili fossili, la materia non si distrugge, ma si trasforma interamente in sostanze dannose per il territorio, l’ambiente e la salute dell’uomo . In breve si trasformano in veleni tutti i rifiuti e tutta l’energia che non vengono riciclati, introducendo gravi elementi di disturbo nei delicati equilibri dell’Ecosistema, con possibili effetti catastrofici (insostenibilità ambientale).
In natura invece  nulla brucia e nulla degrada senza poi rigenerarsi, ovvero tutto si ricicla. E lo stesso può fare l’uomo, se vuole, con azioni semplici, come la raccolta differenziata dei rifiuti e il recupero delle materie seconde attraverso la straordinaria tecnologia che ha saputo realizzare.
Ma per la sostenibilità sia economica che ambientale occorre dotarsi del “senso del limite” nell’uso delle risorse, dei beni di consumo, del territorio e della stessa tecnologia, al fine di assicurare risorse e uno sviluppo sostenibile anche per le generazioni future.
Il “senso del limite” non si deve identificare con quello di “privazione” o “di sacrificio”, ma come apertura mentale alla ricerca di strade trasversali al consumismo e alla globalizzazione che portino al soddisfacimento dei bisogni sociali diffusi, distinguendo lo “sviluppo” dalla crescita economica senza limiti, che oggi appare come un obiettivo aberrante  delle politiche economiche, a causa della crisi di valori che l’umanità sta attraversando.  L’Educazione Ambientale può aiutarci a riscoprirli  in modo da rendere coerenti i comportamenti con le vaste conoscenze scientifiche di cui disponiamo.
Espressioni correnti  del senso del limite si cominciano a riscontrare nelle pratiche del risparmio, dell’efficienza tecnologica, del riciclo, del consumo critico e dell’uso delle energie rinnovabili. Ma siamo appena all’inizio di un lungo percorso che dovrebbe condurre ad una compiuta armonizzazione fra le tecnologie umane e i meccanismi del mondo naturale.
Da qualche tempo si comincia anche a guardare all’Economia Verde solo per i vantaggi economici che una maggiore attenzione all’ambiente può comportare.
Ma cos’è in effetti L’Economia Verde, perché non da risultati? Come si può realizzare ed evolvere nella prospettiva di un nuovo Sistema Socio-Economico che abbia tutti i requisiti della sostenibilità?
A queste domande è possibile dare delle risposte inequivocabili nella loro immediatezza, anche con dimostrazioni pratiche, attraverso il Linguaggio Universale dei Cicli Naturali; che pure le straordinarie tecnologie realizzate dall’uomo devono imparare a parlare a beneficio di  tutta  l’umanità.  Si comincia dalla conoscenza del territorio per comprendere come individuarne le problematiche, le risorse e le economie:  cultura, consumo critico, energia,  riciclo dei rifiuti…… e le relazioni fra questi.